"...
E se mi si domandasse quale tipo di toro, allora, fossi
disposto a toreare, direi: datemi un toro di Aligi,
portatemi al tercio un toro di Aligi. Sento che
parlerei, coi tori di Aligi. Sento che scherzerei coi
tori di Aligi. Dunque altra domanda: i tori di Aligi
Sassu sono forse meno spagnoli dei tori di Solana o
Vasquez Diaz? Non è esatto. I tori di Aligi sono
spagnoli come gli altri, ma sono più universali, cioè
sono spiritualmente più accessibili al sentimento umano
di chi non sia spagnolo. Lasciatemi conversare coi tori
di Aligi. La loro imponenza, la loro gravità, i loro
occhi, le loro maniere, la loro "situazione"
sulla terra o nel cielo non mi appaiono abnormi, anche
se li vedo figli di sogni più che figli di un episodio
eugenetico. E si badi che il "momento
taurino", cioè l'assumere del toro, nel fulmineo
svolgimento della giostra, atteggiamenti immutabili e
comuni, da sempre, alla tauromachia, è identico per i
tori di Aligi e per tutti i tori che un pittore spagnolo
possa dipingere. Questo non era mai accaduto a un
pittore di tori non spagnolo. I tori di Morot, di Manet,
di Worms, di Giraud, di Rink, come dire?, sbagliano
mossa, ma io non ho mai trovato nei dipinti taurini di
Aligi Sassu, un toro che fosse in una posizione non
spagnola. Eppure, i tori di Aligi non mi fanno paura.
Chi mi porta al tercio un toro di Aligi?". (David,
1967)
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