ALIGI SASSU

SCHEDE DELLE OPERE
Natalia Sassu Suarez Ferri
Fondazione Aligi Sassu ed Helenita Olivares
Lugano

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PRESENTAZIONE

TESTO CRITICO

SCHEDE DELLE OPERE

COMUNICATO STAMPA

INFORMAZIONI

ALIGI SASSU

La terra è gialla il cielo blu, 1970

ALIGI SASSU
Nel 1966-67 Sassu dipingeva il suo famoso quadro La Terre est blue comme un orange, suggerito dai versi di Paul Eluard. Questa tela del 1970 riprende molto dello stile, colori e geometria di quell'opera, come se fosse l'approfondimento di un particolare di quell'opera di poco precedente.
"Un quadro così diverso? Certo, perchè sono libero di esprimermi nella maniera più confacente al mio stato d'animo, al problema che la mia immaginazione mi propone, all'esaltazione di un verso, alla luce di un colore, al riprendere un tema non esaurito. Il fuoco di Prometeo non è un regalo di Giove. Ed oggi posso rileggere il verso di Eluard "La terre est blue comme un orange" come nel 1943 quando pensai a questo quadro che ogni tanto mi si affacciava alla memoria, cercando una sua dimensione nelle immagini che avevo a lungo portato dentro di me. Un tentativo di razionalizzare l'irrazionale. L'invenzione del colore in un'associazione della fantasia e della realtà. L'esigenza di dare forma ad una dinamica interna e verosimiglianza ad una evidenza elementare della visione, che tragga nutrimento dalla realtà viva di "un significato al di là della propria apparenza". Non mi interessa la rappresentazione dinamica, quanto la persistenza di certe strutture che son tutte interiori, fatte dal colore. Insomma inventare la pittura, come Eluard ha dato un significato a un contenuto, a un'immagine contraddittoria, evocativa di un altro mondo, un mondo non contestabile, quello della poesia". (Sassu, 1968)  

Aligi Sassu

ALIGI SASSU

Salto Angel,1976

ALIGI SASSU
Il Venezuela è un paese che appare spesso nei dipinti di Aligi Sassu, è sfondo di alcune litografie degli stessi anni e protagonista di molti disegni e dipinti degli anni Settanta e Ottanta. Ad attrarlo è la natura di Canaima, un parco nazionale al confine col Brasile e quindi caratterizzato dalla foresta amazzonica e da bellezze naturali tipicamente sudamericane, come mai viste nè riportate in pittura fino ad allora da Sassu.
Il Santo Angel è la cascata più alta del mondo, e l'artista ne rimane affascinato nella sua monumentalità naturale e nei colori così accesi dal sole equatoriale. A queste terre Sassu dedica un capitolo della sua autobiografia, in cui racconta il suo viaggio nella foresta tropicale insieme all'amico e scalatore del K2, Walter Bonatti. A quella che lui stesso definisce la sua "avventura tropicale" l'artista dedica anche qualcuna delle sue poesie, come Sorvolando l'Auyan Tepuy (ovvero il monte da cui si forma la cascata del Salto Angel), scritta il 24 novembre del 1976: "É proprio quel fuggire / che la scolta attenta / sul limitare del cielo / inchioda le ombre alle rocce. / Il rio è profondo ma alta / la sponda del Dorado. / Di nuvole, il cielo semina acque / sulle rocce antiche. / Quadrati silenzi di antiche età / sollevati da labili onde / cavalcano l'immensità."

 

Le cafard, 1961

Il caffè sublime; 1997

 

La serie dei Caffè nasce alla fine degli anni Trenta a Parigi, in concomitanza con le Maison Tellier, entrambe sorte dal contatto dell'artista con una società e mondanità che prima d'allora non gli appartenevano.
Sia che il dipinto ritragga una sola persona o un affollarsi di figure, si tratta sempre di "tranches de vie, lacerti di storie individue, piccoli racconti di personaggi anonimi.(...) L'artista, come in diverse altre occasioni, non vuole descrivere un angolo di caffè, non intende ritrarre i personaggi addivenuti ad un incontro, bensì attivare un discorso allegorico, rappresentare un sentimento, uno stato d'animo violentemente accentuato. Non si riscontra infatti in Sassu alcuna vibrazione aerea perchè anzi, i personaggi sono ancora colti in una fissità metafisica, ed il colore non restituisce una sensazione visiva, bensì struttura le forme caricandole in senso psicologico. Sono gli atteggiamenti delle figure, i loro sguardi straniti, la loro immobilità atemporale ad emergere come struttura portante della narrazione sassiana". (Bonini, 1984)
É interessante vedere come col passare degli anni, nelle diverse rivisitazioni, cambi l'uso del colore, non tanto a livello cromatico quanto alla stesura. In Le Cafard poi, vi è un sapore espressionista e un richiamo all' Assenzio di Degas.

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